Canale Regina Elena

Ultimo aggiornamento il 3 Novembre 2017 alle 11:19

Il canale Regina Elena, iniziato nel 1938 ed entrato in esercizio nel 1954, deriva dal Ticino (utilizzando le acque del lago Maggiore regolato) e si immette nel canale Cavour in prossimità di Novara, dopo un percorso di quasi 25 chilometri; la sua portata all’imbocco è di 70 m³/s. Poiché l’invaso del lago Maggiore rappresenta, specie nei periodi di carenza idrica, la più sicura fonte di approvvigionamento per l’intera rete, il canale Regina Elena ha per l’appunto la funzione – oltre che di estendere l’irrigazione a terreni asciutti – di integrare le ricorrenti deficienze del canale Cavour.

Sin dai primi anni di servizio venne mantenuto dall’Amministrazione demaniale a portata ridotta a causa delle notevoli perdite dovute alla cattiva qualità del calcestruzzo di rivestimento soggetto a un rapidissimo degrado. Fu infatti necessario fin da subito riprendere e rappezzare i rivestimenti in maniera sistematica per tutta l’estensione del canale per evitare gravi erosioni.

Il Demanio quindi programmò negli anni ’60 una serie di interventi straordinari di risanamento dei rivestimenti, spinto anche dalle notevoli proteste e dalle richieste per danni da sortume nella valle del Ticino (perdite stimate tra il 15 e il 20% della portata).

Alla fine degli anni settanta, con il trasferimento dei canali demaniali all’Associazione Irrigazione Est Sesia, gli interventi straordinari di risanamento vennero estesi alla prima galleria, detta “motto d’Oneggio”, che venne consolidata con l’ausilio di iniezioni di miscele cementizie e chimiche (silicatiche), mentre venne rifatta completamente la platea dell’intero tratto compreso tra le due gallerie,  furono fissate le lastre di rivestimento nei punti più sollecitati e sigillati i giunti fra le lastre stesse, sperimentando diverse soluzioni di impermeabilizzazione dei giunti stessi.

A coronamento degli sforzi compiuti si riuscì finalmente, nella seconda metà degli anni ‘80, ad utilizzare il canale Regina Elena con le portate previste in progetto (50 m3/s media e massima di 70 m3/s).

A questo punto però ci si trovò a fare i conti con un fenomeno assolutamente imprevisto e che, durante l’esercizio precedente del canale non aveva assunto dimensioni significative data l’esuberanza dei franchi di sponda: a causa di una parziale eutrofizzazione delle acque del Lago Maggiore si assisteva, durante la primavera, ad un progressivo e abnorme sviluppo di colonie di alghe mucillaginose sulle sponde e sulla platea del canale (data la limpidezza dell’acqua le alghe ricevevano sufficiente luce per prosperare anche in profondità).

Perciò, nell’arco di pochi giorni, si aveva un sensibile aumento della scabrezza dei rivestimenti  a parità di portata, con un conseguente innalzamento del livello dell’acqua del canale di circa 3 ¸ 4 cm al giorno, sino a livelli incompatibili con i franchi di sicurezza: risultava pertanto necessario diminuire progressivamente la portata derivata, proprio in corrispondenza del momento di massimo fabbisogno irriguo del comprensorio.

La necessità di poter mantenere la portata massima nei momenti critici del fabbisogno idrico delle colture del comprensorio portò l’Est Sesia a progettare il rialzamento dei cordoli superiori delle sponde dell’intero canale, rialzamento che venne ultimato a metà degli anni 1990, insieme ad altri importanti interventi di consolidamento della galleria di Loreto con iniezioni armate di miscele cementizie e silicatiche, il rinforzo delle fondazioni dell’opera di presa dal Ticino, il rifacimento di diversi tratti della platea a valle della seconda galleria, vari rinforzi dei rivestimenti laterali con spritz–beton armato.

Tutti questi interventi di carattere straordinario si realizzarono in aggiunta alla sistematica cura e la periodica reimpermeabilizzazione dei giunti eseguita secondo precisi programmi di manutenzione.

Negli anni novanta infine, sono state progettate e realizzate sei centraline idroelettriche che sfruttano i salti idraulici esistenti per produrre complessivamente oltre 22 mila megawattora annui.